La Campeggia FS_Favole Sociali

Carissime e carissimi, grazie per essere parte della giornata di apertura ufficiale della terza edizione del festival sperimentale la campeggia fs.

la campeggia fs è un progetto culturale che mette al centro l’utopia come pratica di riflessione rispetto a ciò che il presente produce come immagini e pensieri dominanti. 

un campeggio culturale che si riallaccia ai temi del transfemminismo e del pensiero intersezionale, dell’abitare collettivo e del creare comunità temporanea. L’acronimo harawaiano fs (fabula speculativa) si declina ogni anno di nuove visioni: quest’anno abbiamo scelto le favole sociali.

Il festival nelle sue articolazioni e modulazioni si occupa di valorizzare i processi, di dialogare con le persone, il territorio, le periferie sociali e culturali che intercetta. Ci poniamo come un luogo ibrido, multiculturale e aperto alla comunicazione. La programmazione de La campeggia è organizzata in modo da creare dialogo e incontro si snoda lungo tutta l’estate e ci accompagnerà fino a settembre.

Ritorniamo alll’utopia come pratica di riflessione, azione e ricreazione rispetto a ciò che il presente ci propone. Ci piace infatti usare il termine declinandolo all’infinito:  utopiare, agire nell’utopia.

Dopo anni dove si poneva l’accento sul prefisso CON, che ha permesso la creazione di comunità, intrecciare relazioni e accogliere e prendere parte, vogliamo spostare un pò l’orizzonte verso il prefisso Ri/RE e porre il nostro sguardo sulla ricreazione, rigenerazione, re-incorporazione senza arrivare ad una accezione forse troppo biblica di rinascita.

ma l’utopiare porta proprio  alla necessità di immaginare e ricercare e sperimentare  altre possibilità, modi altri, non dominanti non conosciuti e non certi; sapere di poter ricercare e di affidarci al processo creativo come atto rigenerativo e’ per noi molto importante ed avere delle amministrazioni locali (quartiere/comune/ regione) che scommettono su questa pratica diviene decisamente confortante.

ci trovate immerse nel flusso dell’utopia senza perdere il contatto con la terra, amiamo il sogno e incentiviamo l’ immaginazione per creare altre realtà. Abbiamo cominciato l’anno scorso nella lettura di quella deliziosa favola sociale “kirghisia ” di Agosti, per continuare qust’anno a produrre favole collettive, condivise, collaborative. 

la favola, racconto breve ma di lunghissima tradizione, intreccia animali, piante e umani nelle loro più metaforiche espressioni emotive/sentimentali/sociali. Già da qui s’intravede la possibilità di un terreno fertile per il nostro agire, renderci capaci a vicenda di narrare, favolando, racconti veri e non; siamo nell’epoca dell’instabilità dei concetti di realta/riproduzione, memoria/oblio, visibilità/invisibilità. tutto diviene possibile dunque!!!

Qui a Paleotto11 elogiamo il lusso dell’effimero, alleniamo i nostri sguardi a non essere pigri, annoiati e neutri. 

A tal proposito mi sento in questo momento storico di citare un testo importante di susan sontag “davanti al dolore degli altri” che ci costringe a riflettere sul valore etico delle immagini di sofferenza che ci investono a volte fino all’ipersaturazione, soprattutto ora che violenza, corpi e guerra sono sotto gli occhi di tutti sempre.

Ecco alcune sue parole:” non veniamo totalmente trasformati, possiamo distogliere lo sguardo, voltare pagina, cambiare canale, ma questo non vanifica il valore etico delle immagini da cui siamo assaliti, non spetta a una fotografia il compito di rimediare alla nostra ignoranza della storia e delle cause delle sofferenze che essa individua e inquadra. tali immagini non possono che essere un invito a prestare attenzione e a riflettere.”

queste le motivazioni di fondo che ci vedono costantemente impegnate, oltre che come artiste, come organizzatrici, affinché la cultura sia il luogo che ci autorizza ad andare nei sentieri meno battuti e a ricorrere spesso all’errore, al ripensamento e alla sorpresa.